Qualche tempo fa Facebook ha rimosso 23 pagine con 2,46 milioni di follower perché non rispettavano le regole sulla community di Facebook.
Queste pagine erano note per pubblicare post e contenuti contro i migranti e i vaccini, oltre che generare fake news in vista delle elezioni europee del 26 maggio.
La guerra contro le fake news di Facebook era già iniziata ad aprile, quando il social media aveva implementato i suoi divieti introducendo una nuova strategia per gestire i contenuti problematici presenti sull’app.
Questa nuova strategia comprende tre frasi:
Questa strategia include anche l’inserimento sul sito di una sezione dedicata agli standard della community di Facebook, dove le persone potessero restare sempre aggiornate in merito.
Inoltre gli amministratori dei gruppi saranno ritenuti più responsabili in caso di violazioni comunitarie e per questo Facebook effettuerà maggiori controlli.
In ultimo era previsto l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (e non) per combattere la disinformazione su foto e video.
Facebook aveva annunciato che questa strategia doveva essere applicata sempre e non solo durante i periodi critici (come le elezioni ad esempio), ma non è stato così.
La prima azione vera e propria contro pagine e gruppi che diffondevano fake news è avvenuta solo l’11 di maggio, quando Avaaz (organizzazione non governativa internazionale che si occupa di diritti umani e affronta anche tematiche riguardanti il cambiamento climatico) ha stilato una lista in cui “condannava” una serie di pagine, gruppi e profili.
Avaaz aveva già iniziato la sua battaglia contro la disinformazione il 25 febbraio 2019, pubblicando una petizione.
In questa petizione si chiedeva a Facebook, Twitter e tutte le piattaforme tecnologiche di: “assumere l’obbligo di rettifica” perché era la cosa migliore che i social media potevano fare per “fare per restaurare la fiducia delle persone, e proteggere la democrazia e la libertà di espressione.“
Facebook, successivamente all’accaduto, ha provveduto a rimuovere tali pagine e account coinvolti, ma senza rilevare pubblicamente le ragioni, se non il fatto che violavano le condizioni d’uso.
Le principali violazioni degli standard della community riguardavo principalmente tre argomenti della sezione “Integrità e autenticità”
Una delle violazioni più comuni è quella di cambiare il nome della pagina per poter “riciclare i follower”.
Questo accade quando delle pagine cambiano improvvisamente nome iniziando a fare propagande di tutt’altro genere (ad esempio politiche).
Di questo cambiamento in genere i follower rimangono all’oscuro fino a quando non iniziano a vedere tipologie di contenuti diversi e di cui non sono interessati.
Un altro esempio di violazione comune è l’uso di profili fake o duplicati per gestire le pagine.
L’ultima violazione riguardava le pagine non autentiche o che facevano spam. Nello specifico queste pagine sembravano delle normali pagine di lifestyle, mentre in realtà facevano parte di un network più grande che condividevano in maniera coordinata contenuti di siti di fake news o estremisti.
Per quanto riguarda Twitter invece le principali campagne contro le fake news riguardano i vaccini.
Infatti con un post ufficiale il social media afferma: “We’re committed to protecting the health of the public conversation on Twitter — ensuring individuals can find information from authoritative sources is a key part of that mission.”, ovvero il social si impegna a garantire che le conversazioni su Twitter rimangano autorevoli, invitando gli utenti a cercare informazioni riguardanti la salute su portali ufficiali e qualificati.
Questo perché al giorno d’oggi le informazioni non dipendono più dalla veridicità della notizia, ma da quanti click possono generare.
Per questo motivo ora se su Twitter si cercano informazioni relative ai vaccini si viene reindirizzati al sito del dipartimento americano di salute “vaccines.gov” (al momento il tool è disponibile solo in alcuni paesi americani e asiatici).
Credits e sitografia: